di Laura Satta
I sintomi e i segni della violenza domestica
Una donna vittima di violenza raramente vi parlerà in modo spontaneo di ciò che subisce. Nasconderà a sé stessa, così come a chi la circonda, il suo dolore. Proteggerà il suo aggressore, minimizzerà le sue condotte e lo giustificherà se verrà umiliata, insultata o sminuita di fronte ad altri, situazione che si verifica con una certa frequenza nei legami tossici, ove si assiste ad una sottomissione della donna rispetto al partner maschile, ad un disequilibrio enorme tra due parti: l’una debole e vittima, l’altra potente e carnefice. Sostanzialmente questa è la grande distinzione tra la semplice conflittualità di coppia, ossia due partner litigiosi, che non vanno d’accordo, e la violenza, ossia la sopraffazione di un individuo sull’altro, la grande disparità di posizione all’interno della coppia.
Interpretare il “non detto”
La donna che subisce maltrattamenti fisici spesso copre il suo corpo molto più del necessario: colli alti, maniche lunghe, sciarpe, ecc., anche nelle stagioni più miti; indossa occhiali da sole per molte ore e non li toglie in pubblico; altre volte si trucca abbondantemente anche se non è solita farlo, e la cosa spicca all’occhio dell’osservatore più attento. Non la si vede uscire di casa per periodi lunghi. Spesso è dimessa, triste, taciturna, evidentemente “depressa”, ansiosa, magari dimagrita. Altrettanto spesso, i bambini di questa donna, soprattutto quando sono molto piccoli, rispecchiano in molti atteggiamenti la madre. Vivere a contatto con la prevaricazione e la violenza prosciuga fisicamente ed affettivamente.
Quando e a chi chiedere aiuto
Se incontri e/o conosci una donna che potrebbe essere vittima di gravi maltrattamenti, se hai avuto la possibilità di scorgere sul suo corpo ecchimosi, lividi, fasciature e cerotti con una frequenza anomala; se temi che un’amica, una cliente o anche semplicemente la tua vicina di casa, ad esempio, possa subire una situazione di questo tipo, PARLARNE E’ UN TUO DOVERE CIVICO.
Hai il diritto ad essere ascoltata dalle Forze dell’Ordine che non possono nascondersi dietro a un dito, dicendoti che solo la diretta interessata può sporgere querela. QUESTO NON E’ VERO. Nel nostro ordinamento penale esistono reati procedibili a querela e reati procedibili d’ufficio, vale a dire reati che, per la loro gravità e per il loro allarme sociale, possono essere denunciati anche da persone che non ne sono direttamente coinvolte, ma che hanno assistito da spettatori esterni. Pensiamo a un tentato omicidio: sarebbe assurdo credere che solo la vittima di questo reato, sopravvissuta, abbia il diritto di denunciare e che non abbia il diritto di farlo anche chi ha visto la scena da un balcone o per strada.
La denuncia è quasi sempre scritta, ma anche contattare il 112 telefonicamente e chiedere l’intervento di Carabinieri e Polizia è una forma di denuncia e può salvare una vita. Se qualcosa, dentro di noi, ci sta dicendo che sarebbe il caso di chiedere aiuto, evidentemente è il caso di farla quella telefonata. Pensare che è meglio farsi i fatti propri è un modo di rendere sempre peggiore la nostra società. Volete davvero fare parte di quel 73% della popolazione italiana che crede che schiaffeggiare la propria compagna sia un fatto normale (dati ISTAT dicembre 2019)? O vi reputate esseri umani migliori?
Insieme contro la violenza
A tutte le donne che hanno bisogno di ascolto o di aiuto, l’avvocato Laura Satta – in collaborazione con le riviste Mabella ed esthetitaly – mette a disposizione gratuitamente le sue conoscenze e la sua esperienza per rispondere a tutte le vostre domande e approfondire insieme il tema. Potete scrivere (anche chiedendo l’anonimato) a redazione@esthetitaly.it