di Elisabetta Volpi
Nella celeberrima opera “Una domenica pomeriggio all’isola della grande Jatte” (1884-1885), conservata all’Art Institute of Chicago, si possono notare i cardini della formazione di Seurat: il disegno e l’equilibrio compositivo in linea con la tradizione classica e rinascimentale.
La formazione di Georges Seurat risente dell’influenza di personalità come JeanAuguste-Dominique Ingres, Jean-François Millet e Pierre Puvisde Chavannes. Da essi desume il senso di una forma integra, scandita secondo i dettami della tradizione classicista, da opporre tanto alla frammentarietà dell’Impressionismo che all’analisi verista. Ma grande importanza ha per lui anche lo studio del Cromatismo di un altro grande francese della prima metà del secolo, Eugène Delacroix. La mescolanza ottica delle tinte applicate da questo artista – ossia l’accostamento di colori più o meno puri sulla superficie pittorica che si fondono solo a distanza nell’occhio di chi guarda, al fine di ottenere una maggior brillantezza – costituisce infatti per Seurat una scoperta di importanza fondamentale che è alla base della sua successiva elaborazione metodologica.
Affascinato dagli studi ottici sul colore e dal potere psicologico delle linee e delle forme, e conosciuta la legge dei contrasti simultanei – secondo la quale due colori complementari, come il blu e l’arancione, se accostati con piccoli tocchi di pennello, diventeranno più brillanti, mentre se mescolati si spegneranno e tenderanno al grigio – Seurat la mette in pratica applicandola sulla tela. Come per magia i colori complementari non solo si miscelano dinanzi agli occhi dell’osservatore, ma donano tonalità molto più vivaci rispetto a quelle che possono essere raggiunte mescolando i colori sulla tavolozza. L’artista affida quindi agli occhi di chi guarda il compito di fondere le radiazioni luminose dei colori, accostandoli l’uno all’altro e, in tal modo, annulla l’immediatezza del colpo d’occhio impressionista, restituendo immagini e figure di notevole luminosità e brillantezza cromatica che sembrano avvolte in un magico silenzio.
Sviluppa così una tecnica da lui chiamata ‘Cromoluminarismo‘, sebbene sia conosciuta in tutto il mondo come ‘Divisionismo‘, a causa del metodo di separazione del colore in punti separati, o ‘Puntinismo‘ per quei piccoli tratti di colore cruciali per ottenere l’effetto tremolante delle sue Opere. Pur rappresentando uno sguardo che va oltre l’Impressionismo, Seurat ne prosegue il lavoro, non solo attraverso i suoi numerosi esperimenti tecnici, ma anche per l’interesse mostrato nel ritrarre tematiche di vita quotidiana. Strade, cabaret, locali notturni, parchi e paesaggi della periferia di Parigi sono le ambientazioni preferite dal pittore.
Abbandonata la preoccupazione impressionista del momento fugace, il pittore cerca di cogliere ciò che considera essenziale e immutabile. Il suo amore per i soggetti moderni e le scene di svago urbano, si accompagna al profondo desiderio di provare a catturare tutti i colori che hanno interagito per restituire l’immagine che vede l’osservatore. Ritiene che l’artista debba usare il colore per infondere armonia ed emozione, comportandosi come un compositore che usa variazioni di suoni e di tempi per creare armonia nella musica.
Una domenica pomeriggio all’Isola della Grande Jatte: analisi dell’opera
Per alcuni studiosi questa composizione tocca il culmine della sapienza compositiva: in riva al fiume in un pomeriggio domenicale, sotto l’ombra di numerosi alberi, una folla tranquilla e calma, intenta allo svago, alla pesca, ai giochi e alle spensierate passeggiate, sembra che improvvisamente rimanga pietrificata; tutto si ferma e tutto tace mentre i personaggi vengono sottratti dal loro mondo reale con repentina e sorprendente velocità, diventando interpreti – distaccati gli uni dagli altri – in un mondo astratto e senza tempo. L’unica correlazione tra le figure rimane quella legata alla eccellente struttura compositiva.
Non sfuggono, infatti, all’attenzione dell’osservatore la solennità e la postura delle figure ritratte che rimandano alla Pittura Classica e all’Arte Egizia. Dipinto di notevoli dimensioni, ha richiesto oltre due anni di lavoro per la notevole quantità di punti necessari a ricoprire una tela di circa due metri per tre. Molti i personaggi che affollano la scena: uomini, donne e bambini di diverse classi sociali si rilassano sul bordo dell’acqua, sull’erba e sotto gli alberi. Alcuni di essi camminano, riposano o giocano sulla sponda della Senna, nei giardini pubblici della Grande Jatte, che abbraccia la periferia e le zone residenziali vicino la capitale: un affresco straordinario che ritrae le classi borghesi e operaie, solite a trascorrere le domeniche Primaverili in quel posto incantevole.
Le gamme cromatiche, con le loro gradevoli e ricche variazioni, conferiscono all’intera composizione un’armonia che ha qualcosa di prodigioso. La protagonista principale è la luminosità, dove gli effetti cromatici di capillari accostamenti modulano direttamente nell’occhio la ricomposizione del colore, raggiungendo risultati di elevata qualità; le zone d’erba, sia quelle in ombra che esposte alla luce, sono state realizzate a piccole pennellate incrociate, mentre alcune immagini e l’acqua della Senna, a piccole e sottili linee parallele. La maggior parte della tela, però, è stata realizzata tramite piccoli punti, non applicati direttamente sul ‘non Dipinto’ ma aggiunti in una stesura già ricca di variazioni cromatiche.
L’opera trasmette un’impressione di controllo totale e sospensione del tempo, racchiudendo un momento di bellezza, di pace e di silenzio. Ma si presta anche ad altre interpretazioni. I personaggi ritratti non interagiscono e il quadro può anche inviare un gelido messaggio di solitudine e incomunicabilità umana. Non manca l’ironia: l’autore sembra infatti mettere in ridicolo i compassati borghesi, per esempio nella veduta di profilo che accentua in modo grottesco il pouf, o sellino, la strana imbottitura posteriore degli abiti femminili. Impossibile da realizzare en plein air a causa delle dimensioni e della tecnica utilizzata, il quadro prevederà numerose visite dell’artista a La Grande Jatte.
I pigmenti nella cosmesi decorativa
Il colore, fin dall’antichità ha costituito un fattore basilare per l’esaltazione della bellezza, principalmente femminile, e per la veicolazione di messaggi tramite la decorazione del corpo e del viso; basti pensare alle pitture corporali, tipiche delle più varie culture, di cui si fregiavano i guerrieri prima delle battaglie. Molto spesso si sente parlare soprattutto in ambito cosmetico dei pigmenti. Ma cosa sono, come si suddividono e soprattutto che tipo di reazione hanno a contatto con la pelle? I pigmenti sono sostanze coloranti, anche bianche, insolubili nel mezzo e disperdibili in esso, e possono essere classificati in cinque diverse classi: pigmenti organici, lacche, pigmenti inorganici, perle e pigmenti metallici.
- I pigmenti organici sono sostanze, che pur essendo di origine organica sono insolubili nel mezzo. Hanno la caratteristica di offrire una colorazione molto più luminosa e satura rispetto ai pigmenti di origine inorganica. Largamente impiegato come pigmento organico è il nero fumo; si tratta di un nero formato da piccolissime particelle di carbonio, ottenuto da una combustione incompleta degli idrocarburi. Questo nero è anche conosciuto con il nome di Carbon Black, Pigment Black 6 e Pigment Black 7.
- Le lacche sono pigmenti ottenuti tramite una reazione chimica di precipitazione di un colorante solubile. Il sale formatosi dalla reazione di precipitazione può essere utilizzato sia in ambito cosmetico che in ambito alimentare. Le lacche offrono un colore brillante e una maggiore stabilità rispetto agli altri prodotti. Si ricorda che nel Colour Index le lacche sono identificate da un numero di 5 cifre seguito da un sesto numero. Questo metodo di identificazione viene utilizzato anche per i sali coloranti.
- I pigmenti inorganici sono pigmenti coloranti utilizzati soprattutto per il make-up. Presentano una buona fotostabilità e termostabilità. In questi pigmenti inorganici è possibile trovare metalli pesanti presenti come impurezze, e questo può inficiarne il profilo tossicologico. Generalmente sono ottenuti tramite sintesi di laboratorio. Sono dei pigmenti inorganici gli ossidi di ferro, gli ossidi di cromo, gli oltremare, il violetto di manganese, il ferrocianuro ferrino ed il biossido di titanio. I primi conferiscono le colorazioni giallo, rosso e nero. Quella gialla è data dall’ossido ferroso idrato (FeOnH2O), quella rossa dall’ossido ferrino (Fe2O3), mentre il nero è dato dall’ossido ferroso-ferrico (Fe3O4). Dalla combinazione di questi ossidi è possibile ottenere diverse gradazioni di colore. Gli ossidi di ferro vengono largamente utilizzati in prodotti cosmetici come ciprie e fondotinta. Gli ossidi di cromo sono due e conferiscono colorazioni verdastre. Il primo ossido di cromo è il Chromium Hydroxide Green (Cr2O3 2H2O), che conferisce al prodotto un colore verde-blu: il secondo è il Chromium Oxide Green (Cr2O3), che dona un colore verde marcio. Gli oltremare sono generalmente dei solfosilicati di alluminio e di sodio. La formula generale che contraddistingue questi pigmenti è Na(AlSiO)S. In base al variare degli elementi nella formula si possono ottenerecolorazioni blu, verdi, rosa, rosse e violette. Il violetto di manganese, con formula chimica MnNH4P2O7, viene in molti casi impiegato come rafforzante per gli ossidi di ferro. Il blu di Prussia, noto anche come ferrocianuro ferrino, ha formula chimica Fe4[Fe(CN)6]3 e conferisce colorazione molto intensa. Il colore bianco è conferito dal biossido di titanio. Assieme agli ossidi di ferro, anche il biossido di titanio è molto impiegato in cosmesi per ciprie e prodotti coprenti. Da non confondersi con il biossido di titanio di grado ultrafine impiegato come filtro solare. La differenza principale tra i due è la dimensione delle particelle o particle size. Il primo, che è il pigmento, ha una dimensione delle particelle che varia da 0,2 a 0,4 nm, mentre il secondo ha una dimensione delle particelle che varia da 5 a 100 nm.
- Le perle sono formate da piccoli cristalli in forma di sottili scaglie, con elevato indice di rifrazione. L’effetto perlescente è quindi dato dalla riflessione della luce da parte dei cristalli. I pigmenti perlescenti sono molto impiegati nella cosmetica decorativa. Le perle possono essere organiche ed inorganiche. La perla organica più conosciuta è ricavata dalle scaglie di pesce, il cui effetto cromatico è di tipo argenteo. Questa perla, dato il costo elevato di produzione, è caduta in disuso. Le perle inorganiche più impiegate sono l’ossicloruro di bismuto, lamica ed il calcio borosilicato. L’ossicloruro di bismuto (BiOCl) produce un effetto argenteo; presenta anche un’ottima adesività sulla pelle ed un’ottima texture, ma è molto fotoinstabile. La mica o sercite è un silicato di alluminio e potassio sul quale vengono depositati ulteriori pigmenti. Viene impiegata tal quale o come substrato per lo sviluppo di altre perle. Si ricorda che all’aumentare dello spessore della mica gli effetti cromatici possono essere svariati, passando dall’argento al dorato, al rosso, al blu e al verde. In sostituzione alla mica può essere utilizzato il borosilicato, il cui vantaggio consiste nell’assenza dei possibili riflessi giallognoli dovuti alla presenza di tracce di ferro nella mica classica. Altra alternativa alla mica è la fluoroflogopite, nota anche come mica sintetica. Questa sostanza presenta una maggiore rifrazione della luce, con migliore resa del colore.
- I pigmenti metallici sono delle particelle di metallo, come ad esempio alluminio, rame o bronzo, ricoperte o meno da uno strato sottile di altro materiale. Dal momento che la luce non attraversa lo spessore delle particelle, l’effetto riflettente è molto accentuato, con un risultato cromatico molto brillante. Questi pigmenti metallici, se combinati con perle o pigmenti organici, possono dare una svariata gamma di colorazioni e sfumature. Sono largamente impiegati negli smalti per le unghie, per l’effetto brillante. In sintesi, i pigmenti più importanti impiegati nella cosmesi decorativa (ombretti, rossetti, ciprie e fondotinta) sono gli ossidi di ferro, il biossido di titano che rende opaco il colore (un minerale presente in natura in molte strutture poliforme), l’ossido di zinco, noto tra gli addetti ai lavori anche come fiore di zinco o ‘lana filosofica’ (la definizione deriva dal fatto che ha una consistenza appiccicosa e filamentosa). Si tratta di una polvere bianca, inodore, insapore e amorfa. Ha proprietà lenitive, poiché crea sulla pelle una barriera protettiva, volta a ridurre i rischi di irritazioni.
Conclusione
Un elemento fondamentale in comune fra Artisti e Specialisti della bellezza è che entrambi lavorano attraverso la percezione dell’immagine visiva e la sua interpretazione, attraverso l’analisi delle sue molteplici proprietà: colore, trama, ombreggiatura, occlusioni, gradienti di consistenza, contorni, dimensione, forma. La percezione tramite il sistema nervoso, dal momento della visione a quello della elaborazione concettuale, in entrambi i casi sembra seguire modelli interpretativi prestabiliti, che nell’Artista corrispondono a criteri di Stile e di Scuola Pittorica, e nello Specialista della bellezza derivano da anni di Formazione e di Studio multidisciplinare.