di Mike Maric
Il flusso respiratorio è il mezzo migliore che l’organismo possiede per mantenere un buon equilibrio psicofisico e un buon livello energetico, oltre che un aspetto sano.
Per anni la scienza medica ha affermato “dimmi chi sei e ti dirò cos’hai”, poi si è passati al motto “dimmi come mangi e ti dirò chi sei” e oggi, dal mio punto di vista e seguendo quella che è la funzionalità e la priorità del corpo umano, si evidenzia il concetto “dimmi come respiri e capirai chi sei”: infatti, se l’alimentazione rappresenta il secondo fabbisogno necessario alla vita, la respirazione rappresenta il primo. Salute e serenità non derivano solo da uno stile di vita sano e da un rapporto equilibrato con il cibo, ma anche e soprattutto da una respirazione corretta. Così come per la nutrizione, anche la respirazione si basa su evidenze e studi scientifici: nel 2017 è stato dimostrato che una respirazione cosiddetta “consapevole” può modulare le emozioni e quindi gli stati di stress. Ricordiamo poi che respirare correttamente permette una buona ossigenazione del sangue, una migliore eliminazione delle scorie, rende la pelle più luminosa e rosata, e l’andatura più sciolta ed energica. Respiro è salute, ma è anche bellezza.
La diagnosi differenziale
Il primo step di quella che io chiamo “diagnosi differenziale” è conoscere il proprio flusso respiratorio. Orientiamo l’attenzione innanzitutto sul nostro particolare modo di respirare: inspiriamo prevalentemente con il naso o con la bocca? Il naso è l’organo della respirazione e la bocca è l’organo della masticazione. Respirare con il naso è fondamentale, innanzitutto perché attraverso di esso percepiamo gli odori, i profumi, è l’organo dell’olfatto. Per quanto riguarda l’aria e l’ossigenazione, il naso ha importanti competenze e ruoli, nel senso che serve a pulire l’aria che immettiamo, a riscaldarla e a umidificarla. Ma un aspetto importante della respirazione nasale spesso trascurato è che l’aria che passa attraverso le cavità paranasali (i così definiti seni mascellari, sfenoidali, frontali ed etmoidali) stimola la produzione di ossido nitrico un gas prodotto naturalmente dall’organismo, per permettere la comunicazione fra le cellule. L’ossido nitrico è un potente vasodilatatore ed è una molecola molto importante anche ai fini della prevenzione di problematiche cardiovascolari e della riduzione di colesterolo e controlla diverse altre funzioni molto importanti per la qualità del nostro benessere personale.
Il secondo step identificativo del proprio flusso respiratorio avviene attraverso l’analisi del corpo, spostando l’attenzione dal naso e dalla bocca verso il basso. Osserviamoci in uno specchio a figura intera e notiamo se il torace si muove oppure se questo movimento non è percepibile visivamente. Possiamo verificare se la nostra respirazione è toracica o addominale anche con un altro metodo: comodamente sdraiati, appoggiamo una mano sul ventre e una sul petto, e respiriamo nel modo che ci è più spontaneo. Se si solleva e si abbassa prevalentemente la mano sul petto, stiamo respirando con la “parte alta”, abbiamo cioè una respirazione toracica. Giocoforza è cercare di ottenere una respirazione “di pancia”, come fanno i bimbi, evitando di muovere tutta la parte alta (la linea bicapezzolare) e concentrandosi su una respirazione “più bassa”: è la cosiddetta respirazione diaframmatica, che ci è congenita e che rappresenta quella più completa per riuscire a veicolare meglio l’aria e quindi anche l’ossigeno.
Infine è fondamentale conoscere il ritmo della propria respirazione, l’ampiezza e la durata del proprio respiro. Possiamo farlo con un semplice esercizio: respirando normalmente come siamo abituati a fare, magari davanti al computer o al televisore, contiamo mentalmente quanti atti respiratori facciamo. Tra i 12 e i 16 atti respiratori al minuto si rientra nella norma, il respiro è ampio e regolare; più ci si sposta verso i 20 e più si va in iperventilazione, con atti respiratori brevi, frequenti e di tipo toracico, spesso intervallati da un respiro ampio e profondo poiché si avverte un senso di “blocco” del respiro. In genere, comunque, respiriamo a metà: inspiriamo aria perché non possiamo farne a meno, ma non la espelliamo totalmente. Ne risulta che sospiriamo spesso. Il sospiro è il modo con cui la natura ci fa svuotare i polmoni quando abbiamo trascurato per un certo tempo di farlo spontaneamente. Tendiamo infatti a non considerare un meccanismo molto semplice: più aria espiriamo più possiamo inspirarne.
Respiro ed emozioni: molto più uniti di quanto possiamo immaginare
Gli schemi respiratori possono essere una “spia” della nostra personalità e della nostra interazione con gli altri. Innanzitutto perché la gestione delle emozioni è connessa con l’amigdala, la quale a sua volta è condizionata dagli impulsi respiratori: c’è quindi un coinvolgimento diretto tra sistema nervoso centrale e atto respiratorio (frequenza, lunghezza, intensità). Inoltre il respiro è condizionato dal sistema nervoso vegetativo, quello che noi non riusciamo a controllare, in quanto il diaframma – che è il muscolo principale coinvolto nella respirazione, il più potente, definito anche “muscolo delle emozioni” – è un muscolo che ci permette di abbassare il tono vagale o aumentarlo. Attraverso dinamiche respiratorie lente e profonde, aumentando la fase di espirazione, è possibile attenuare la risposta vagale, ovvero quel sistema di attivazione del nostro organismo per cui aumenta la frequenza cardiaca, aumenta il metabolismo e cambia l’attività di alcune aree cerebrali.
La cosiddetta respirazione consapevole è il primo passo per imparare ad ascoltare il proprio corpo, rimanere centrati su se stessi, mantenere calma e lucidità nei momenti difficili. Indubbiamente una persona che ha un buon equilibrio respiratorio avrà un approccio differente rispetto a chi invece ha un respiro molto veloce e ansimante, tipico di una persona che è in preda agli eventi anziché gestirli. Una buona respirazione è segno di una personalità sana, che si rapporta in modo sereno con se stesso e con gli altri. Al contrario, un ritmo respiratorio elevato si riscontra spesso in soggetti ansiosi e stressati, e che soffrono frequentemente di mal di schiena e di collo.
In pratica…
Le varie tecniche di respirazione consapevole insegnano come modificare il proprio modo di respirare. Imparare ad usare il diaframma non è semplice, possiamo iniziare praticando con costanza l’esercizio descritto qui di seguito. Comodamente sdraiati, appoggiamo una mano sul petto e una sulla pancia e cerchiamo di capire se stiamo respirando con il torace o con l’addome, osservando i nostri movimenti. Concentriamoci poi sulla respirazione. La mano sulla pancia è appoggiata al centro dell’ombelico: quando inspiriamo, cerchiamo di spostare l’ombelico verso l’esterno facendo una leggera opposizione con la mano (tale da sentire una lieve forzatura); quando espiriamo, facciamo rientrare l’ombelico e in questo momento la mano ci aiuterà a spingere l’ombelico verso la colonna vertebrale.
Nell’ottenere questo effetto di opposizione e contrapposizione, cerchiamo di ridurre il ritmo respiratorio, cioè di prendere sempre meno aria in maniera sempre più lenta, sia durante la fase inspiratoria sia durante la fase espiratoria, un po’ come succede quando stiamo per addormentarci.
Nel prossimo numero impareremo una tecnica per insegnare ai clienti a prendersi, durante la propria pausa estetica e di benessere, un momento di miglioramento della gestione dello stress, per uscire dalla cabina più belli e più rilassati