Le esigenze di benessere, in continua evoluzione, richiedono sempre più proposte olistiche che tengano conto di un “ecosistema” costituito da diversi piani: corpo, mente e spirito.
L’istituto di bellezza è il luogo deputato alla cura di sé nel senso più ampio del termine: alla vasta gamma di strumenti avanzati per il trattamento della pelle e della forma fisica, da tempo si affiancano varie tecniche dedicate al relax e alla conquista di quel senso di felicità che è ormai parte integrante della cosiddetta ‘bellezza autentica e sana’.
Nel dialogo con il cliente, è importante che l’estetista ponga anche qualche domanda sul riposo notturno, cercando di capire se è sufficiente in termini di ore ma soprattutto se è davvero riposante. Un buon sonno, infatti, è amico del cuore: i frequenti risvegli notturni rendono più facile l’insorgenza di problematiche e patologie cardiovascolari, dall’ipertensione fino ai dismetabolismi; nelle donne, in particolare, il rischio di morire per tali malattie è addirittura raddoppiato. Sotto la lente d’ingrandimento degli esperti ci sono due meccanismi principali, con diversi punti in comune: da un lato lo stress ossidativo dovuto all’incremento della genesi e diffusione di radicali liberi, dall’altro l’azione di stimolo allo sviluppo dell’infiammazione. Infatti chi dorme male e in modo frammentato tenderebbe a creare una sorta di infiammazione continua e cronica, che si sviluppa all’interno dei vasi, con maggiori possibili di formazione di placche aterosclerotica all’interno delle arterie. Non conta solamente dormire a sufficienza, è importante anche dormire bene, con i giusti ritmi e il verificarsi dei normali eventi che si susseguono in cicli ben prestabiliti: mentre dormiamo, infatti, nell’organismo si svolgono processi chimici e ormonali e funzioni corporee che servono a riequilibrare l’efficienza dei vari apparati.
Sembra però che questa antica cura non faccia più parte della nostra esistenza… ma davvero non c’è soluzione ed è meglio affidarsi ai farmaci? Secondo il medico Rüdiger Dahlke, che ha pubblicato un libro sul tema (Il sonno: la parte migliore della vita, ed. Mediterranee), la questione non sta affatto in questi termini e ci sono delle vie di uscita. Innanzitutto è fondamentale capire cosa è il sonno.
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L’INTERPRETAZIONE DEL SONNO
Il sonno viene descritto come uno stato di riposo opposto alla veglia. In realtà questa definizione non è completamente veritiera, il sonno è infatti un processo fisiologico attivo che coinvolge l’interazione di componenti multiple del sistema nervoso centrale e autonomo. Benché sia rappresentato da un’apparente quiete, durante questo stato avvengono complessi cambiamenti a livello cerebrale che non possono essere spiegati solo come un semplice riposo psicofisico: ad esempio, ci sono cellule cerebrali che in alcune fasi del sonno hanno un’attività superiore rispetto alla veglia. Dormire a sufficienza rafforza il sistema immunitario favorendo la formazione di anticorpi e migliora la regolazione della glicemia: infatti, come tutti gli animali, anche l’uomo quando è malato si mette a riposo e la guarigione avviene proprio attraverso il sonno, perché si consumano meno energie e se ne hanno quindi di più a disposizione per i processi rigenerativi. Dunque, dormire è biologicamente necessario per sostenere la vita; si tratta di un comportamento quotidiano che appare naturale a chi ne gode, ma che in realtà si svolge secondo regole assai delicate e complesse. Non è affatto un caso, come dice Dahlke nel suo libro, che “nelle culture e società arcaiche i disturbi del sonno erano sconosciuti. Non c’è neppure modo di ottenere informazioni al riguardo perché a queste popolazioni mancavano addirittura le parole per designare uno stato come l’insonnia. Al contrario, oggi le preoccupazioni e gli impegni quotidiani ci assillano e, oltre all’insonnia vera e propria, abbiamo una lunga serie di problemi su cui sbizzarrirci. Dice ancora lo studioso: “Grazie ai progressi della tecnica siamo in grado di risparmiare molto tempo nello svolgimento delle nostre attività quotidiane. Ma cosa ne è del tempo messo da parte? A chi vanno i benefici? La vita è paradossalmente diventata sempre più stressante nonostante o forse a causa delle facilitazioni salva-tempo che continuamente ci procuriamo: abbiamo a disposizione cosi tante possibilità di azione che il tempo ci sfugge a tutti i livelli e lo rincorriamo senza speranza. Ed è proprio questa la materia di cui sono fatti la sindrome da esaurimento e i disturbi del sonno”. Il sonno ha una sua vita, una sua storia in cui si snodano e dipanano diverse trame. Dall’interpretazione dei sogni di Freud ai primi studi sul sonno è stata fatta molta strada. Nel 1929 lo psichiatra e neurologo tedesco Hans Berger inventò l’elettroencefalogramma e misurò con questo esame le distinte parti del sonno, nel 1953 fu scoperta la fase REM e si dimostrò che il corpo funziona in modo diverso durante il giorno e nella notte: non solo diminuisce il movimento e l’attività muscolare, ma anche la respirazione, la pressione sanguigna e l’attività cardiocircolatoria. Anche la colonna vertebrale gode di benefici, perché cartilagini e dischi intervertebrali possono essere nutriti solo se il corpo è in posizione distesa.
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CICLI NOTTURNI
Il passaggio dalla veglia al sonno si basa su vincoli ben precisi, scanditi dall’alternanza luce-buio e dal bisogno di recuperare nel corso della notte le energie consumate durante il giorno. Perché ciò avvenga esistono cinque fasi del sonno differenti, ciascuna della durata di circa novanta minuti, che si ripetono ciclicamente: all’inizio di ogni ciclo ci si sente particolarmente in forma, a metà si è nel cosiddetto sonno profondo, al termine si avverte stanchezza. Mentre dormiamo il nostro cervello attraversa queste fasi, ciascuna contraddistinta da una diversa onda cerebrale, cioè da un particolare impulso elettrico che ha origine nella mente. Durante lo stato di veglia emettiamo onde “beta”, che hanno una frequenza di quindici cicli al secondo; quando ci assopiamo emettiamo onde “alfa”, più lunghe e tipiche di uno stato di veglia rilassato ma anche della meditazione e dell’ipnosi.
1. Nella prima fase del sonno inizia la produzione cerebrale di ormoni quali la serotonina e la melatonina e aumenta la frequenza delle onde alfa; questa fase rappresenta all’incirca il 5% del sonno, si ripete ciclicamente e può durare da uno a dieci minuti.
2. Nella seconda fase si producono onde “teta”, più ampie e profonde delle precedenti, terminano i movimenti degli occhi e si abbandona completamente lo stato di coscienza; questa fase è considerata come il sonno vero e proprio e occupa quasi la metà della dormita.
3. Nella terza fase, quella che conduce al sonno profondo e rappresenta circa il 7% della durata complessiva, appaiono le onde “delta” con una frequenza inferiore ai tre cicli per secondo.
4. Queste stesse onde sono presenti anche nella quarta fase che occupa circa il 14% del nostro sonno, spesso alla sua conclusione si compiono movimenti (come ad esempio cambiare posizione nel letto) e per alcuni minuti si ritorna alla seconda fase, scompaiono le tensioni muscolari e si verificano veloci movimenti oculari.
5. La quinta fase, detta REM (dall’inglese rapid eye movement, movimento rapido degli occhi) si verifica anche durante le prime due fasi. Questo ciclo si ripete per quattro o cinque volte nel corso di una notte, non si torna più nella fase iniziale ma, con il trascorrere del tempo, diminuisce la lunghezza del sonno profondo e aumenta invece quello REM. Come dice Dalke: “Chi punta la sveglia in modo che suoni dopo sette ore ha maggiori possibilità di svegliarsi riposato di uno che si concede mezz’ora in più e viene strappato al sonno dopo sette ore e mezzo. Il primo avrà infatti alle spalle cinque cicli completi, il secondo sarà invece ricaduto nel sonno profondo”. Ammonisce lo studioso: “Chi si affida alla sveglia dovrebbe calcolare il momento giusto per non farsi strappare da una fase di sonno profondo già avviata. Chi rispetta questo ritmo dorme meglio e si facilita la vita”.