Di Silvia Fossati
Forma contro contenuto: il recente “caso” della giornalista Giovanna Botteri riguardo le critiche rivolte al suo aspetto fisico, non solo pare suggerire l’impossibilità di separare il messaggio della piacevolezza estetica di chi lo propone ma riporta alla ribalta il tema “body shaming”, invitandomi ad alcune riflessioni…
Le cure di bellezza da sempre rispecchiano i grandi cambiamenti nella cultura femminile. Le donne utilizzano da tempi immemori trucchi e cosmetici per offrire un’immagine aggraziata e nascondere i propri difetti. Per millenni, però, le cure estetiche sono state appannaggio solo di una élite sociale privilegiata: è da poco, precisamente dall’inizio del ventesimo secolo, che qualcosa ha cominciato a cambiare. A partire da quel momento, e per la prima volta nella storia, i prodotti e le pratiche di bellezza di bellezza cessarono di essere un privilegio di classe. Iniziò la nuova era della democrazia della bellezza, e le cure estetiche si diffusero rapidamente in tutti gli strati sociali. Il consumo di cosmetici cominciò a crescere in modo modesto fino alla Grande Guerra, ma accelerò bruscamente negli anni Venti e Trenta. La matita per labbra registrò un immenso successo a partire dal 1918, oli solari e smalti per unghie imperversarono durante gli anni Trenta.
Il consumo di cosmetici è però un fenomeno di massa solo a partire dalla seconda metà del secolo: in Francia il fatturato dei profumi e dei prodotti di bellezza si moltiplicò due volte e mezza tra il 1958 e il 1968. A causa dei progressi scientifici, dei nuovi metodi industriali e dei miglioramento generale del livello di vita, nella nostra società i prodotti di bellezza si sono trasformati in articoli di consumo corrente, in un lusso alla portata di tutti. Attenzione però: questa democratizzazione si è accompagnata a uno spostamento di valori, a una nuova scala delle priorità nelle pratiche femminili di bellezza. È cominciata l’era della supremazia della relazione con il corpo. Per lungo tempo le cure dedicate all’aspetto fisico sono state dominate dall’ossessione della bellezza del viso, con un atteggiamento decorativo che si concretizzava nell’utilizzo dei prodotti da trucco e con artifici di stile e pettinatura. Oggi non è così: è infatti il corpo e il suo mantenimento in perfetta forma ad accentrare sempre di più la dedizione e la volontà estetica femminili.
Le pratiche di bellezza contemporanee non cercano di costruire uno spettacolo d’illusioni, ma impongono di mantenere un corpo snello e giovane: la finalità ricercata non è la sofisticazione dell’aspetto fisico, ma il ringiovanire, tonificare e rassodare la pelle. Nell’epoca dell’ansia e dell’anoressia, il centro di gravità si è spostato dalle tecniche di “camouflage” a quelle di prevenzione, dai rituali del fittizio alle pratiche di mantenimento in forma, dalla messa in scena artificiosa alle esigenze dietetiche. L’estetica della magrezza occupa oggi un posto preponderante nel nuovo pianeta bellezza: le pubblicazioni femminili traboccano di formule per dimagrire, di sezioni che illustrano i benefici di un’alimentazione equilibrata, di ricette di cucina leggera o di esercizi per mantenersi in forma. “Tre donne su quattro” si credono troppo grasse: quante lo sono veramente? Prolifera la pubblicità di prodotti dietetici come quella di pubblicazioni sulle diete; in libreria lo spazio dedicato a queste tematiche è ormai superiore a quello di molti altri settori e ospita centinaia di titoli e autori. Stelle del cinema e della TV (come le “antesignane” Jane Fonda o Sidney Rome) promuovono il loro metodo per rimanere agili e snelle.
Oggi il culto della bellezza e le “formule magiche” per dimagrire sono diventate compagne inseparabili. Continuano a uscire sul mercato prodotti light che vengono utilizzati anche da donne che non presentano il minimo sovrappeso. Si diffonde l’utilizzo di creme riducenti, dal momento che le diete tendono – ahimé – a far dimagrire dove non ce n’è bisogno, i cui risultati sono sufficienti per rendere i prodotti per il corpo la seconda più importante famiglia del mercato cosmetico italiano (Beauty Report 2019 di Cosmetica Italia). Si moltiplicano le attività per mantenersi in forma: ginnastiche leggere e pesanti, jogging, aquagym e via dicendo. La ricerca della bellezza non si concepisce più senza l’agilità, le restrizioni alimentari e gli esercizi corporei. Nel frattempo, il canone imperativo della snellezza è diventato sempre più stretto: all’inizio degli anni Venti il peso medio delle candidate a Miss America era di 63,5 chili per 1,73 cm di altezza media, mentre negli anni Ottanta si era passati a 53 chili per 1,76 cm! È stato un tale cambiamento che, rivedendo le foto di alcune “Veneri” degli anni Cinquanta, appaiono oggi sconsolatamente pienotte.
Seconda regola della bellezza contemporanea, dopo la lotta contro il peso, è quella contro l’età.
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